Stemma Episcopale

Stemma Episcopale
Questo e lo Stemma Episcopale del ArciVescovo Mons. Silvano Maria Tomasi, missionario Scalabriniano. Lo stemma ricorda il patrono della congeregazione Scalabriniana voluto dal Beato G.B. Scalabrini, San Carlo Borremeo nel suo stemma ce questa scritta Humilitas.

venerdì 5 giugno 2009

appello del papa attuare convenzione onu diritti infanzia

CITTA' DEL VATICANO, 5 GIU. 2009 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire un Messaggio, a firma del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, all'Ufficio internazionale cattolico dell'infanzia (BICE), a motivo dello "Appello mondiale a una nuova mobilitazione per l'infanzia", lanciato nel Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra.



A venti anni dalla ratifica (della Convenzione dell'O.N.U. sui diritti dell'infanzia), c'è 'un bisogno urgente' di mettere in atto in modo completo la Convenzione ONU sui diritti dei bambini. Questa applicazione, rileva il Papa, è ancora più necessaria "di fronte alle nuove sfide" del mondo attuale, è scritto nel Messaggio, letto ieri dall'Arcivescovo Silvano Tomasi, C.S., Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra.



Il Santo Padre mette l'accento sul "rispetto dell'inviolabile dignità e dei diritti dei bambini", sul "riconoscimento della fondamentale missione educativa della famiglia" e sul "bisogno di un ambiente sociale stabile che possa favorire lo sviluppo fisico, culturale e morale di ogni bambino".



Al termine del messaggio il Papa non manca di incoraggiare le organizzazioni cattoliche, che, come tante altre ONG, "continuano a lavorare generosamente per la corretta attuazione della Convenzione e la costruzione di un avvenire di speranza, sicurezza e felicità per i bambini del nostro mondo".

giovedì 4 giugno 2009

Botta e risposta tra Vaticano e Spagna sulla genetica


(ASCA) – Citta’ del Vaticano, 22 apr – Il rischio eugenetico delle tecniche di procreazione artificiale e di selezione embrionale e’ una ”tentazione ancora latente”, che tuttavia ”allarma” la Santa Sede e potrebbe aprire le porte a nuove forme di razzismo. Lo denuncia mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, nella sua dichiarazione conclusiva alla conferenza Onu sul razzismo di Ginevra nota come ‘Durban II’.

”La Santa Sede – ha detto – e’ allarmata dall’ancora latente tentazione eugenetica che puo’ essere innescata dalle tecniche di procreazione artificiale e dall’uso degli embrioni superflui”.

”La possibilita’ di scegliere il colore degli occhi o altre caratteristiche fisiche di un bambino potrebbe portare alla creazione di ’sottocategorie umane’ o all’eliminazione di esseri umani che non corrispondono alle caratteristiche predeterminate di una data societa”’.

Roma, 23 apr. (Apcom) – Dopo il caso di Javier, il bebé nato per curare il fratellino Andres affetto da una grave forma di anemia, la Spagna fa ancora un altro passo avanti sulla strada della pre-selezione genetica dei neonati per evitare gravi malattie: la Commissione nazionale per la riproduzione umana assistita ha approvato la selezione di due embrioni, per assicurarsi che non abbiano i geni che provocano il cancro al seno e alla tiroide. La decisione è stata definita “storica” dal segretario generale alla Salute José Martinez Olmos, ma non è esente da polemiche. In effetti la Spagna diventa uno dei pochissimi paesi nel mondo assieme alla Gran Bretagna ad ammettere questo tipo di tecnica: non si tratta infatti di evitare un gene che provoca, con certezza assoluta, una malattia (come è il caso, ad esempio, della legislazione francese). Le decisioni adottate dalla Commissione nazionale spagnola riguardano invece probabilità alte (dell’ordine dell’80%) ma non assolute. Secondo la legge spagnola del 2006 sulla riproduzione assistita, la pre-selezione genetica è ammissibile per “individuare malattie ereditarie gravi, di apparizione precoce e non suscettibili di trattamento curativo dopo la nascita sulla base degli attuali conoscimenti scientifici”. In effetti, nota il giornale spagnolo, questi tipi di cancro non sono puramente ed esclusivamente ereditari, né appaiono sempre in modo precoce, e in diversi casi, esiste un trattamento curativo. Tuttavia, ha sottolineato Olmos, in questi casi c’erano antecedenti nelle famiglie “di un tipo di tumore molto aggressivo che si presentava in età molto precoce”. Anche sulla base di questa considerazione, la decisione è stata presa dalla Commissione nazionale all’unanimità. La tecnica, nota come ‘diagnosi genetica preimpianto’ consiste nel prelievo di una cellula dell’embrione quando ha circa tre giorni di vita, analizzandolo per verificare se è portatore del gene responsabile della probabile malattia, eliminandolo in caso positivo e lasciando sopravvivere solo gli embrioni non portatori del gene pericoloso. La tecnica è proibita in Germania, Austria, Italia e Svizzera e consentita in Spagna, Danimarca e Gran Bretagna. L’episcopato spagnolo e i gruppi religiosi conservatori sono contrari a questa tecnica, che considerano affine a un aborto.

Garantire la salute per tutti nell'odierna crisi economica

mercoledì 03 giugno 2009
Nei giorni 18-27 del maggio scorso si è svolta, a Ginevra, la 62ª Assemblea Mondiale della Sanità. La Santa Sede vi ha partecipato, in qualità di Osservatore, con una Delegazione guidata da S. E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ed integrata da S.E. Mons. Silvano M. Tomasi; Mons. Hubertus van Megen; Mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu; Mons. Robert J. Vitillo; Dott. Maurizio Evangelista; Dott. Giuliano Rizzardini; Dott. Amedeo Capetti. Si riporta, qui di seguito, la traduzione in lingua italiana dell'intervento pronunciato da S.E. Mons. Zimowski il 19 maggio.

Signor Presidente,
Le presento le congratulazioni della Santa Sede, unitamente al nostro augurio per la Sua designazione a questo importante ufficio.
Essendo stato recentemente nominato da Sua Santità Benedetto XVI come Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ritengo un grande onore condividere con i delegati presenti a questa 62 Assemblea dell'Oms alcune riflessioni e le preoccupazioni della Santa Sede. Per quanto riguarda l'impatto dell'assistenza e delle cure sulla salute umana in questo periodo di crisi economica globale, la Santa Sede condivide le preoccupazioni già espresse da altri delegati. L'attuale crisi economica ha fatto affiorare lo spettro della cancellazione o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò metterà drammaticamente a repentaglio i loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie endemiche, epidemiche e virali. Nel suo messaggio al G-20, Papa Benedetto XVI ha osservato che: "L'uscita dall'attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all'egoismo nazionalistico e al protezionismo", e ha esortato ad un "coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale" (Benedetto XVI, Messaggio al Primo Ministro britannico Gordon Brown in occasione del Summit del G20, 30 marzo 2009).
La mia delegazione desidera mettere in evidenza altresì la grande importanza e la particolare responsabilità di organizzazioni di matrice religiosa e di migliaia di istituzioni sanitarie gestite dalla Chiesa, nel fornire sostegno e cure a persone che vivono in povertà. Il fardello economico che pesa sulle casse dei Governi in modo sempre crescente a causa della crisi finanziaria attuale, è avvertito in modo ancor più profondo dalle istituzioni sostenute dalla Chiesa, che, spesso, non hanno accesso ai fondi governativi o internazionali. Ciò nonostante, esse continuano a lottare per servire quanti si trovano maggiormente nel bisogno. I valori che motivano tale servizio da parte delle organizzazioni a matrice religiosa, oltre al valore di primaria importanza della sacralità e della dignità della vita umana, includono alcuni principi articolati nella Risoluzione sulle cure sanitarie primarie, presi in esame da questa Assemblea. Mi riferisco a principi come "equità, solidarietà, giustizia sociale e accesso universale ai servizi" (http: //www.who.int/gb/ebwha/pdf-files/EB124/B124-R8-en.pdf).
Signor Presidente,
nel 1998 il Pontificio Consiglio - incoraggiato in questo senso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - ha condotto una ricerca presso le Chiese locali sulle sfide che la comunità internazionale deve affrontare per raggiungere l'obiettivo della salute per tutti. I risultati di questa ricerca hanno mostrato che una delle sfide maggiori è l'applicazione del principio di equità (Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Ricerca su Project de document de consultation pour l'actualisation de la stratégie mondial de la santé pour tous, Rome 1998, [testo non pubblicato]).
Un decennio dopo, devo purtroppo constatare che nella maggior parte dei Paesi tale sfida è ancora attuale. La mia delegazione guarda, pertanto, con particolare attenzione alla risoluzione relativa ai determinanti sociali della salute, proposta all'approvazione di questa Assemblea, ed è particolarmente interessata all'appello urgente che essa contiene per i Governi "a sviluppare e raggiungere gli obiettivi e le strategie tendenti a migliorare la salute pubblica, con uno sguardo particolare alle ingiustizie nel campo della salute" (http: //www.who.int/gb/ebwha /pdf-files/EB124/B124-R8-en.pdf).
Esiste, inoltre, una preoccupazione condivisa per milioni di bambini in tutto il mondo che non raggiungono il loro pieno potenziale a causa delle grandi differenze e ingiustizie esistenti in campo sanitario. Il Santo Padre ha fatto partecipi di questa preoccupazione anche i partecipanti alla xxiii Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, chiedendo "una decisa azione tesa a prevenire per quanto possibile le malattie e, quando esse sono in atto, a curare i piccoli ammalati mediante i più moderni ritrovati della scienza medica, come pure a promuovere migliori condizioni igienico-sanitarie soprattutto nei Paesi meno fortunati" (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla XXIII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Città del Vaticano, 15 novembre 2008).
Signor Presidente,
Non possiamo permettere che questi bambini indifesi, i loro genitori e gli altri adulti delle comunità più povere del mondo diventino sempre più vulnerabili a causa della crisi economica globale, ampiamente alimentata dall'egoismo e dalla bramosia. Come ha sottolineato il Santo Padre, "occorre una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario "un codice etico comune", le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr. Rm 2, 14-15)" (Benedetto XVI, Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2009, n. 8) perché "la giustizia non si può creare nel mondo solo con modelli economici buoni, che sono necessari. La giustizia si realizza solo se ci sono i giusti" (Benedetto XVI, Discorso ai Parroci e al Clero della Diocesi di Roma, 26 febbraio 2009).

(©L'Osservatore Romano - 4 giugno 2009)

I diritti dei rifugiati nei Paesi Europei: Intervento del rappresentante della Santa Sede a Ginevra

GINEVRA (Migranti-press) - Dei diritti dei rifugiati nei Paesi europei, spesso disattesi, ha parlato Mons. Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU a Ginevra, nel suo intervento alla 44esima riunione, nella città elvetica, del Comitato permanente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
Nell’intervento, diffuso dalla Radio Vaticana, Mons. Tomasi ha messo in luce le difficoltà incontrate dai rifugiati per ottenere protezione e presentare domanda di asilo ed ottenere considerazione equa delle richieste inoltrate secondo standard e procedure internazionali. Quindi l’Osservatore permanente presso la Santa Sede ha puntato i riflettori sulle differenze nei vari Paesi europei nei procedimenti di asilo, differenze che preoccupano la Santa Sede, che fa sue le stesse preoccupazioni dell’Alto Commissario dell’ONU, Antonio Guterres, nel sottolineare che “ogni Paese, naturalmente, ha diritto di definire la sua politica migratoria, ma le norme internazionali di protezione dei rifugiati devono essere rispettate”. Un appello, ha detto Mons. Tomasi, che merita particolare attenzione data la tragica situazione che ha visto, durante il 2008, 1502 persone, tra le quali presumibilmente un numero significativo in fuga da persecuzione, che hanno incontrato la morte mentre tentavano di entrare in Europa. Da qui la richiesta del rappresentante della Santa Sede che le politiche nazionali e internazionali e i provvedimenti legali abbiano anzitutto un solido fondamento nei diritti umani, il diritto alla vita in primo luogo. Questo grave problema non interessa solo l’Europa, ha aggiunto il rappresentante del Vaticano, notando che simili tendenze ad opporre barriere fisiche così come burocratiche, legislative e politiche ai richiedenti asilo si registrano in diverse regioni del mondo, sviluppate e in via di sviluppo. Attenzione particolare merita inoltre il fenomeno crescente di minori soli che richiedendo asilo, perché rivela la disperata situazione in cui versano alcune famiglie e perché troppo spesso è risolto con un ambiguo sistema di detenzione. Non è la prima volta che Mons. Tomasi alza la voce per richiamare i governi al rispetto dei diritti umani, già nel febbraio aveva avuto modo di denunciare che la crisi economica rischia di vedere l’aumento di potere di governi caratterizzati da una dubbia propensione alla democrazia. Tuttavia - ha detto ancora - si ripeteranno errori vecchi e più recenti, se non si intraprenderà un’azione internazionale concertata, volta a promuovere e tutelare tutti i diritti umani e se le dirette attività finanziarie ed economiche non verranno poste su una strada etica che possa anteporre le persone la loro produttività e i loro diritti all’avidità che può scaturire dall’attenzione al solo profitto.

La Santa Sede si batte per i diritti delle vittime di guerra

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 3 giugno 2009 (ZENIT.org).- La Santa Sede ha levato la propria voce in favore dei diritti delle vittime dei conflitti e delle varie categorie di armi e munizioni, che devono poter ricevere assistenza senza alcuna discriminazione.

Si è fatto portavoce di questa posizione l'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso gli uffici delle Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali a Ginevra, nella sessione del gruppo di esperti governativi degli Stati che hanno ratificato il Protocollo sui residuati bellici non esplosi o abbandonati, svoltasi ad aprile, ma il cui intervento è stato reso pubblico dalla Santa Sede nei giorni scorsi.

Il Protocollo fa parte della Convenzione sul divieto o la limitazione di alcune armi convenzionali che possono provocare effetti traumatici, eccessivi o indiscriminati sulle persone, che ha trovato i suoi primi promotori proprio presso la Santa Sede.

L'Arcivescovo Tomasi ha innanzitutto insistito sul fatto che le vittime dei conflitti e delle armi “devono ricevere un'assistenza appropriata e specifica, senza alcun tipo di discriminazione”.

Le vittime dei resti esplosivi di guerra “non si aspettano un aiuto per sopravvivere, ma che si gettino le condizioni che permettano loro di essere membri a pieno diritto delle società in cui vivono, per poter offrire il proprio contributo alla prosperità e alla pace, perché sono i primi a comprendere quali siano la natura dei conflitti e le loro conseguenze”.
Chiede un'assistenza degna per evitare qualsiasi discriminazione

In secondo luogo, monsignor Tomasi ha sottolineato la necessità di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad assumersi la responsabilità di farsi carico delle vittime.

Il rappresentante papale ha quindi chiesto che vengano garantite le risorse umane ed economiche necessarie per assistere le vittime dei conflitti, creare le strutture necessarie per la loro riabilitazione fisica e psicologica, creare strutture educative e formative per permettere il reinserimento sociale, economico e politico delle vittime e tener conto del fatto che la politica di assistenza include anche il contesto familiare e comunitario della vittima.

L'intervento di monsignor Tomasi fa parte di un'autentica campagna che la Santa Sede sta promuovendo alle Nazioni Unite contro gli armamenti e che ha avuto un'altra importante manifestazione il 5 maggio con l'intervento dell'Arcivescovo Celestino Migliore nella sede di New York per chiedere la ratifica del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (cfr. ZENIT, 7 maggio 2009).